RAPPORTO FISCO E CONTRIBUENTE
Nelle scorse settimane è comparsa sulle pagine del Sole 24 una rappresentazione, da parte del Viceministro Maurizio Leo, di un rapporto tra Fisco e Contribuente improntato a trasparenza, collaborazione e buona fede.
Tale descrizione mal si concilia, a parere di chi scrive, con l’esperienza quotidiana con gli Uffici fiscali, che dimostrano, a tutto campo, un atteggiamento diametralmente opposto e mirato a consolidare la pretesa impositiva nell’interesse dell’Ufficio.
Sono innumerevoli le risposte controverse a:
- istanze di interpello (contraddittorie);
- istanze di autotutela (non lavorate nei termini utili per la presentazione del ricorso);
- osservazioni scritte ex art. 6, L. 212/2000 (bocciate nell’atto impositivo senza adeguate giustificazioni);
- richieste di accesso agli atti (anche in questo caso respinte in prima istanza con eccezioni non compatibili con il diritto alla difesa).
La strategia nella gestione delle posizioni contenziose deve quindi tenere conto di questo rapporto oggi ancora molto difficile con il Fisco.
Alla luce di questa situazione, il professionista che si trova a tutelare il Contribuente deve agire con la massima attenzione e competenza, tenendo conto della complessità del contenzioso tributario e degli strumenti a disposizione.
Quando arriva un accertamento fiscale, la strategia difensiva deve essere pianificata fin dall’inizio con una visione a lungo termine, includendo l’eventualità di un giudizio in Cassazione.
Ciò è reso indispensabile non solo dagli orientamenti giurisprudenziali di merito, spesso ondivaghi e suscettibili di essere ribaltati nei gradi successivi di giudizio, ma anche dalla forza contrattuale dell’Agenzia delle Entrate, che tramite la riscossione provvisoria impone al contribuente il rischio di dover anticipare il pagamento dell’intera pretesa impositiva, anche prima della definizione del contenzioso.
Un altro aspetto cruciale da considerare è l’impatto economico della possibile condanna alle spese processuali, che deve essere ponderato attentamente prima di avviare una controversia. Questo rende essenziale valutare con precisione la solidità delle argomentazioni difensive e l’utilizzo degli istituti deflattivi, quando ritenuti idonei, per evitare un contenzioso che potrebbe rivelarsi più oneroso del previsto.
La difesa del contribuente non può prescindere, quindi, da un’analisi rigorosa di ogni elemento del caso, dalla capacità di anticipare le mosse dell’Amministrazione finanziaria, e dalla preparazione di una strategia che combini la tutela dei diritti del cliente con una gestione prudente dei rischi. In un rapporto con il Fisco che rimane complesso, il ruolo del professionista si rivela determinante per riequilibrare una relazione troppo spesso sbilanciata.
L’auspicio è che la complessiva e profonda riforma tributaria che sta interessando anche l’ambito dell’accertamento e del contenzioso tributario possa trovare radicamento anche a livello culturale nel nostro sistema, ottenendo in maniera concreta il riequilibrio del rapporto tra Fisco e Contribuente.
Fulvio Balestra
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